La ricostruzione dei borghi pone come condizione necessaria un approccio sostenibile nei confronti dell’ambiente.

Riformare l’edilizia, puntare sulla sostenibilità e valorizzare le risorse dei territori: questi i punti salienti di una strategia efficace per il risanamento della montagna e dei suoi borghi.

Rigenerare le aree montane e tutte le zone interne che hanno subito, negli anni, un progressivo abbandono si pone come condizione urgente e necessaria per rilanciare la crescita dei piccoli comuni. Un’occasione è data, in questo senso, dalla tendenza al ripopolamento delle aree interne che la pandemia ha accelerato. Un processo in costante aumento che può riportare l’attenzione su territori spesso dimenticati, consentendo loro uno sviluppo sostanziale verso nuovi orizzonti di crescita e residenzialità.

Occorre quindi trasformare i piccoli centri in luoghi produttivi, capaci di assecondare il desiderio di permanenza che si sta registrando negli ultimi tempi. Per fare questo, innanzitutto è necessario valorizzare quel grande patrimonio pubblico – storico e artistico – che caratterizza i borghi montani, creando nuovi posti di lavoro che attirino i giovani e permettano loro di riabitare questi territori.

Ricostruire, quindi, è certamente un obiettivo, ma può essere anche un mezzo: «nel processo di ricostruzione – sostiene Costanza Pratesi, Responsabile Ufficio Paesaggio e Patrimonio FAI – bisogna coinvolgere la filiera locale e il territorio nel suo complesso in un’attività economica che su quel territorio si produce e poi rimane. Altrimenti non viene rigenerata l’economia necessaria alla rivalutazione delle aree di montagna dove, fortunatamente, molti di noi iniziano a pensare di tornare».

La ricostruzione, inoltre, tocca altri due temi fondamentali: edilizia e architettura. Tra questi, il primo costituisce il settore che registra il più grande consumo di energie e di materie prime al mondo, nonché la maggiore produzione di rifiuti e di emissioni di CO2.

In linea con le problematiche ambientali che caratterizzano i nostri tempi, occorre un piano di ricostruzione che sappia rivoluzionare le metodologie costruttive all’insegna di una maggiore sostenibilità ambientale.

Bioedilizia e architettura sostenibile possono risollevare le sorti di questi luoghi, valorizzando le risorse naturali presenti sul territorio e riflettendone i benefici sull’economia locale. Il legno rappresenta, in quest’ottica, il materiale del futuro: abbondantemente disponibile nei territori di montagna, ha ottime caratteristiche dal punto di vista energetico, come biomassa, e come materiale da costruzione, in grado di immagazzinare grandi quantità di CO2.

Occorre inoltre tenere presente la grande vulnerabilità a cui questi territori sono soggetti dal punto di vista delle calamità naturali. Rigenerare significa, allora, anche mettere in sicurezza. «La messa in sicurezza edile, architettonica e idrogeologica – sostiene Fabio Renzi, Segretario Generale di Symbola – è la condizione necessaria, seppur non sufficiente, perché la gente possa abitare in tranquillità e in sicurezza questi territori, che saranno sempre più esposti alle conseguenze della crisi climatica». Un’emergenza, quella imposta dalla crisi climatica, che si può vincere solo attraverso una profonda riforma sociale ed economica. «È allora indispensabile un’azione strategica nazionale – continua Renzi –, capace di orientare e rendere coerenti le diverse azioni e i diversi attori istituzionali e territoriali: della montagna, dei piccoli comuni, delle città intermedie; di tutti quei componenti importanti che, seppur diversamente rilevanti, sono parziali di un medesimo insieme».

a cura della redazione