Ho scritto queste righe nei giorni della drammatica guerra in Ucraina. E nelle ore in cui i profughi di Kiev e Mariupol vengono presi di mira dai bombardamenti. Sembravamo lontani dall’incubo della guerra in Europa. Invece a causa delle peggiori volontà di potere, ci ritroviamo a poche centinaia di chilometri dal confine italiano con distruzione, morti, bambini soli, profughi. Un progetto come Arrival Regions, che Uncem ha fortemente voluto per capire e conoscere cosa dovremo fare per “essere”, non può non essere indifferente alla guerra in Ucraina. Quello che succede lì è anche nostro, anche dichi vive a Balme o Acceglio, a Roburento Sordevolo. Come nostre sono le sfide delle crisi umanitarie che questa guerra ha aperto. Le stesse di altre, troppe guerre in Africa e in Asia. La terza guerra mondiale a pezzetti. Popoli sopraffatti che scappano e cercano rifugio. Altroché “migranti economici”. Lo siamo stati noi, cento, duecento anni fa “migranti economici”, verso tutt’Europa e Americhe, per dare un futuro migliore alle nostre famiglie. E anche la grande fuga dalla montagna, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, è stata mossa dalla volontà di trovar miglior status altrove.

Leggiamo questa storia. Impariamo. Chi fugge cerca un futuro diverso. È sempre così. E dovremmo essere capaci di dimenticarci il motivo per il quale quelle persone lasciano piangendole loro patrie. Dall’Ucraina oggi si fugge per scappare dalla guerra che come ha detto il Papa è la prima causa di male. Chi fugge cerca accoglienza. Da noi la può trovare. Che sia nero, giallo, bianco. Che arrivi dal Sahel piuttosto che dall’Ucraina. I nostri paesi, che hanno vissuto l’abbandono lo scorso secolo, oggi sanno accogliere. Sono comunità piccole che hanno saputo darsi modelli e regole, diverse dalle aree urbane e dai quartieri, per generare inclusione e integrazione. Ne abbiamo bisogno. Sappiamo che l’Italia tra trent’anni avrà il 40% in meno della popolazione. Già oggi i nostri territori sono “vuoti”. E allora quando tra mezzo secolo guarderemo all’Italia, non sarà assurdo chiedersi: come abbiamo fatto allora, in quel 2020, 2021… a non trovare soluzioni importanti, serie, vere e durature al declino demografico e al progressivo invecchiamento della popolazione? I nostri territori sono luoghi di arrivi e ritorno, mentre milioni e milioni di persone di stanno già muovendo nel mondo e attraverso il Mediterraneo, mare in tempesta tra montagne. Nei nostri paesi si imparano mestieri, si sta insieme e si trova una comunità. Si deve fare. Lo vogliamo fare per “essere ancora”. Inostri figli ci ringrazieranno.

 

di Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte