Un assetto di competenze coordinate in maniera sartoriale e specifica. La pianificazione territoriale richiede una sinergia tra attori allineati nello sviluppo di un progetto disegnato ad hoc.

«Ci troviamo in un momento infelice per la considerazione della disciplina di progettazione territoriale – afferma Giampiero Lupatelli, vicepresidente di CAIRE –. Gli strumenti e le risorse a cui possiamo attingere, oggi, sono un decimo di quanto avevamo dieci anni fa».

Se il settore affronta un periodo complesso, montagna e aree rurali sono in posizione di favore rispetto ai territori urbani: «In città le normative fanno fatica a dare una risposta alle richieste – prosegue Lupatelli –, mentre lontano dai grandi centri è possibile raggiungere obiettivi maggiori potenziando rete ecologica e interventi sistemici. Lavori svolti di concerto dai Comuni, con progetti ad hoc per ogni situazione e con un corretto utilizzo delle risorse, possono produrre modelli organizzativi innovativi in grado di tradurre le potenzialità locali in valore economico e sociale».

Rete telematica, sistema sanitario capillare, struttura scolastica ed educativa, insieme al turismo sostenibile, rappresentano importanti step nel processo di riqualificazione del territorio.

Su questo, lavorano le Cooperative di Comunità, laboratori e aree comuni per la gestione dei diversi elementi. «Con un approccio sinergico, se dotate della necessaria accessibilità alle risorse del territorio – spiega Giovanni Teneggi, Direttore Generale di Confcooperative Reggio Emilia –, le Cooperative di Comunità ribaltano la prospettiva della pianificazione territoriale “dall’alto”, traducendola nel riconoscimento dei microcontesti, utili a una visione generale di sviluppo locale. Con questi strumenti, è possibile progettare le strutture e le infrastrutture “dal basso”: non a partire dalla norma, ma dalla reale necessità, dalla casa e dalla risorsa accessibile».

 

Di Giorgia Bollati