Tesi di laurea di Mirko Mussa, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

 

Il lavoro di tesi di Mirko Mussa ha come caso studio l’edificio che ospitava la scuola e il forno della borgata di Vazon, in Alta Valle di Susa, che attraverso un intervento architettonico è diventato un nuovo polo di servizi e di un nuovo spazio pubblico.

Il caso di studio parte dall’analisi dell’Alta Valle di Susa sotto un punto di vista infrastrutturale, economico, demografico e turistico riscontrando come il modernismo alpino abbia trovato qui un campo fertile. Non solo sono state costruite seconde case ma interi villaggi e dove il turismo è legato prevalentemente alla stagione invernale e al mondo dello sci. Ancora oggi questo sport è gara, scuola, competizione ma soprattutto business. Basta pensare che l’economia dello sci è la prima azienda turistica della Regione Piemonte. Nell’alta valle siamo di fronte a una monocoltura turistica e come sostenuto dal CAI vi è il bisogno di diversificare puntando anche sul turismo lento, sull’artigianato e su forme di ospitalità diffuse.

Restringendo il campo Mussa ha indagato il territorio dell’Adreyt, termine che indica il versante orografico meglio esposto al sole sul Monte Cotolivier e dove prendono posto le borgate di Amazas e Soubras oltre al borgo oggetto di tesi Vazon. Il turismo invernale provò a lambire anche questo territorio, senza ottenere mai successo. Le borgate dell’Adreyt hanno sempre vissuto come fossero un’unica entità arrivando a chiedere per ben quattro volte la secessione dal comune di Oulx ed è per questo motivo che vennero chiamate anche comunità ribelli. Condividevano boschi, prettamente di larici e pini silvestri, prati e campi distesi lungo il pendio a solatio. Vere terrazze che permettono di osservare tredici cime oltre i tremila metri. Ho indagato singolarmente ogni borgata rilevando come esse oggi siano abitate saltuariamente nel periodo estivo. Nessuna delle tre borgate ospita difatti residenti stabili a differenza di solamente un secolo fa quando la borgata di Soubras contava più di duecento abitanti e la scuola di Amazas contava una trentina di scolari nel 1910. Ognuna delle tre borgate aveva anche una piccola scuola, oggi non più presenti o in disuso da molti anni, come la scuola di Vazon oggetto di tesi.

Il villaggio di Vazon è posto a 1650 metri di altitudine. Le date che si incontrano nelle case fanno riferimento al XIII secolo. Nel villaggio si incontrano un rifugio, la Cappella dedicata alla Madonna della Neve e una libreria d’alta quota gestita dai gestori del rifugio oltre alla maestosa vasca ottagonale datata 1851 che si colloca anteriormente all’edifico oggetto di tesi, ovvero il forno e l’antica scuola del borgo.

Successivamente allo studio del contesto nel quale si colloca l’intervento architettonico Mussa ha ragionato sul come valorizzarlo prestando attenzione alla direzione culturale già presa negli ultimi anni a Vazon. Ad accompagnare la libreria d’alta quota è stata creata da poco una sala conviviale

per incontri e un bed and books, ampliando in questo modo l’offerta di pernottamento in borgata. L’obiettivo del progetto architettonico è dunque offrire un nuovo polo di servizi alla comunità, nuovi spazi di vita, seguendo questa scia culturale realizzando uno spazio dover poter praticare il telelavoro e un’aula polivalente a carattere ludico formativa. Tali attività dialogano con le funzioni già presenti in borgata e, allargando il raggio a una scala nazionale, sono fonti di attrazione per chi volesse venire a vivere in montagna o semplicemente restarci. Il nuovo spazio dedicato al telelavoro può essere dunque un ufficio condiviso per coloro che decidono di venire a vivere a Vazon, anche solo per brevi periodi, e in questo modo poter gestire la propria attività personale da questa località. Per poter permettere ciò ovviamente non è sufficiente un ambiente lavorativo fruibile e confortevole ma sarà necessaria un’adeguata infrastrutturazione tecnologica della borgata.

Il progetto architettonico ha mirato da una parte a una nuova costruzione e dall’altra a una rifunzionalizzazione dell’ex locale scuola, dove prenderà posto l’ufficio condiviso, e del locale forno che manterrà la sua funzione e sarà coadiuvato da un punto vendita enogastronomico. È importante vedere questi due approcci come un unico organismo architettonico.

La rifunzionalizzazione del locale forno e del locale scuola è stata attuata tramite un intervento box in the box, o se si preferisce casa nella casa. Tale pratica architettonica permette di mantenere, nel limite del possibile, l’aspetto esteriore allo stato originale. È una metodologia di lavoro che rispetta e valorizza l’aspetto esteriore dell’edificio esistente che al suo interno racchiude un ambiente speciale e inaspettato. I nuovi locali sono quindi creati con l’inserimento di una scatola lignea avente alcuni elementi architettonici in acciaio.

L’intervento architettonico ha previsto inoltre una nuova struttura ipogea annessa all’ex scuola dove prenderà posto un’aula polivalente a carattere ludico formativa. Le due parti interessate dall’intervento saranno collegate internamente ma anche esternamente tramite una nuova piazza a servizio della comunità e dove prenderà posto l’esistente e antica vasca ottagonale che viene in questo modo valorizzata.

L’architettura ipogea ospiterà un’aula polivalente. Questo spazio è pensato principalmente per i giovani. Oggi si deve pensare a classi dove gli studenti cooperino tra di loro. Servono luoghi adatti all’apprendimento collettivo dove al centro non vi è la cattedra ma il fare. Un nuovo modo di fare scuola che può trovare nella geografia che la circonda un’alleata pedagogica e far nascere azioni didattiche condivise e cogestite tra istituti italiano o oltrefrontiera in modo da attuare verso il giovane formazione, divertimento e un potenziamento linguistico. In primis, dunque, è progettato per essere un luogo per la cultura, come d’altronde lo era un tempo, e fornire ai giovani formazione e divertimento. Tale destinazione d’uso non esclude possibili ulteriori attività, per questo parlo di aula polivalente, si possono mostre temporanee di arte o fotografia o considerando anche lo spazio esterno si possono svolgere piccole manifestazioni teatrali e musicali.

Nel progetto architettonico ha rivestito un ruolo importante la matericità dei materiali usati, facendo prevalere negli ambienti un costante gioco di bicromia. La tonalità di grigio data dall’intonaco che riveste l’edificio originario è accompagnata dai nuovi interventi in legno di abete che conferisce una tonalità chiara e accogliente. La ricerca della bicromia trasla dall’antico al nuovo edificio e dagli spazi esterni a quelli interni.

Rispondo all’obbiettivo della tesi di creare nuovi spazi di vita per la comunità di Vazon progettando un intervento integrato nel paesaggio e nel contesto e che rispetta e valorizza l’antica sostanza muraria della ex scuola e la fontana ottocentesca oltre a dotare il borgo di un nuovo polo di servizi e di un nuovo spazio pubblico.