Tesi di laurea di Teresa Piergiovanni, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

Lo studio di Teresa Piergiovanni nasce dall’idea di costruire una ricerca sulla toponomastica del suo comune di origine, Torre Pellice, durante il tirocinio all’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano (ATPM).

La prima raccolta, inedita, già esistente è quella di Osvaldo Coïsson (1912-2000) un appassionato studioso di cultura e storia locale. Ricordato per il suo impegno antifascista durante gli anni della Resistenza e coronato dalla sua partecipazione alla stesura della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine (la Carta di Chivasso) nel dicembre del 1943. La sua ricerca intitolata “I nomi di luogo del territorio del Comune di Torre Pellice”, non è stata pubblicata ed è conservata come documento di testo digitale aggiornato al 1997. Coïsson identifica, nell’introduzione della sua raccolta, come sue fonti principali il Guide des Vallées Vaudoises (1898) e i quaderni manoscritti di D. Rivoir e J. Jalla e i tre articoli di T. Pons. (fonti storiche, documentarie e catastali disponibili sul territorio, integrate dalle conoscenze personali dell’autore. Lo schedario di Coisson è formato da una serie di cassette di legno contenenti un gran numero di schede manoscritte in cartoncino, ognuna dedicata ad un toponimo o ad una classe di toponimi di vari comuni delle Valli Valdesi. Il lavoro di Coïsson rappresenta una fonte preziosa per la quantità e la qualità dei dati raccolti ma indubbiamente restituisce un quadro molto distante da quella che è l’effettiva competenza toponimica attuale della comunità di Torre Pellice (mancanza di una distinzione netta tra la figura dell’informatore e quella del raccoglitore).

Nella ricerca di Teresa Piergiovanni il territorio di Torre Pellice  è stato diviso quattro aree (Sez. A, parte montuosa del comune, priva di centri abitati tutto l’anno; Sez B zona dell’Indritto Ovest; sez. C, che comprende anche il centro abitato principale; Sez. D zona dell’Inverso. Sono state realizzare delle interviste agli informatori (persone di diverse età, genere, mestiere, con particolare attenzione alle attività extralavorative. Particolare attenzione è stata dedicata ai “nuovi montanari”, persone giovani che sono tornate a vivere in montagna.

Il primo dato che salta all’occhio è che solo il 45,5% dei toponimi della raccolta di Coïsson sono ancora ricordati in qualche misura dagli abitanti di Torre Pellice. I due diversi corpora sono stati confrontati in base ai loro referenti (cioè al luogo della realtà esterna che designano) e al loro significato (cioè al contenuto semantico del toponimo, che al momento della sua formazione è composto da elementi significativi del sistema linguistico che lo ha prodotto). Nel corpus di Coïsson i referenti selezionati dai toponimi si dividevano equamente tra elementi antropici e naturali, mentre i toponimi attualmente conosciuti sono molto sbilanciati verso referenti di tipo artificiale. Troviamo quindi tra i toponimi in uso una netta maggioranza di nomi legati ad insediamenti ed infrastrutture, mentre quelli delle zone non abitate sono principalmente legati alla rete sentieristica.

Nel corso delle interviste sono stati raccolti oltre un centinaio di toponimi “nuovi”, emersi spontaneamente nel corso delle interviste, alcuni perché microtoponimi conosciuti principalmente a livello locale, altri per motivazioni legati ai referenti che identificano. Passando ad un’analisi dei significati, i nomi “nuovi” vengono formati utilizzando in parte le strategie classiche di formazione di toponimi, ma con alcuni casi interessanti. Come prima cosa notiamo il grandissimo utilizzo dell’italiano, dovuto principalmente a due diversi fattori: il repertorio attuale della comunità di T.P., in cui l’uso dell’italiano si è molto ampliato a scapito delle altre varietà rispetto all’epoca a cui fanno riferimento le fonti e la scelta di Coïsson di non includere molti dei nomi italiani, come conseguenza della diversa finalità descrittiva a cui mirava con il suo lavoro.

Dopo aver effettuato il censimento di tutte le scritture esposte di interesse toponomastico del comune di T.P., sono stati distinti i testi introdotti “dall’alto” (top-down), istituzionali, e i testi introdotti “dal basso” (bottom-up), frutto dell’iniziativa di singoli o gruppi informali. I segni del gruppo top-down comprendono due macrocategorie, “cartelli stradali” e “rete sentieristica”, mentre i segni bottom-up comprendono “cartelli artigianali” e “scritte a mano sul luogo”. Questi ultimi sono ritenuti testimoni più affidabili perché rispecchiano in modo diretto la competenza effettiva dei parlanti, mentre le scritture top-down riportano spesso forme fortemente italianizzate o tratte dai dati IGM. Sono esattamente 100 i “toponimi ricordati” per i quali sono presenti delle scritture esposte (il 39%). Quindi la presenza di una scrittura esposta risulta strettamente legata alla presenza di quel nome nella competenza toponimica dei parlanti. Non in tutti i casi risulta chiaro se un certo nome di luogo sia ancora ricordato e localizzato con sicurezza grazie alla sua presenza nel paesaggio linguistico o se invece sia proprio la “salienza” che la comunità attribuisce ad alcuni luoghi a far nascere l’esigenza che venga scritto.

Questo lavoro è stato intrapreso cogliendo l’occasione per poter sfruttare la particolarità della situazione degli studi toponomastici del territorio di Torre Pellice. Il riferimento non è solo in “negativo”, guardando alla perdita di abitanti e la quasi totale scomparsa dei mestieri alpini tradizionali. Il corpus di toponimi attualmente in uso ci parla infatti di una comunità che non ha abbandonato la montagna ma ha cambiato il suo rapporto con essa, passando dal considerarla essenzialmente un luogo di lavoro a considerarla un luogo che si decide di frequentare per svago o per una scelta di vita precisa.