Tesi di laurea di Fabiana Marino, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

 

Le piante spontanee commestibili, non avendo un evidente interesse agronomico, risultano spesso poco studiate.

L’obbiettivo dell’attività di ricerca di Fabiana Marino è la valorizzazione di 15 specie fitoalimurgiche pedemontane raccolte nelle Alpi Marittime e Cozie e nella pianura cuneese attraverso:

  1. l’allestimento di test di germinazione per valutare le capacità germinative di queste specie anche alle nostre quote
  2. l’analisi di metaboliti quali acidi grassi, polifenoli e proantocianidine nelle foglie e nelle radici per valutare la componente nutraceutica di queste piante
  3. l’utilizzo della tecnica del DNA-barcoding per l’ottenimento di sequenze barcode che potranno essere utilizzate per l’identificazione delle specie.

La ricerca ha dimostrato come la coltivazione di specie spontanee commestibili possa essere una pratica realizzabile visto l’elevata germinazione ottenuta in alcune specie.

L’introduzione di nuove piante fitoalimurgiche, a fianco delle colture tradizionali, potrebbe avere diversi risvolti positivi: la salvaguardia della biodiversità vegetale; gli effetti benefici sulla saluta umana visto il contenuto di polifenoli e il potere antiossidante di queste piante; il sostegno economico per le attività agricole, soprattutto per le imprese agricole di montagna visto l’habitat alpino di molte di queste specie; l’agricoltura a basso impatto ambientale in quanto queste specie, essendo spontanee nel  territorio in esame, non richiedono particolari operazioni colturali.

Sono state studiate 15 specie: Angelica sylvestris L., Aruncus dioicus (Walter) Fernald, Blitum bonus-henricus L., Bunium bulbocastanum L., Cicerbita alpina (L.) Wallr., Echinops sphaerocephalus L., Knautia arvensis (L.) Coult., Meum athamanticum Jacq., Muscari comosum (L.) Mill., Myhirris odorata (L.) Scop., Pastinaca sativa L., Phyteuma ovatum Honck., Rhodiola rosea L., Sanguisorba officinalis L., Tragopogon pratensis L. Di alcune specie, i semi sono stati raccolti in stazioni differenti in modo da valutare se la germinabilità e il contenuto di metaboliti variasse in relazione all’habitat di crescita.

Per incrementare la percentuale di germinazione sono stati utilizzati pretrattamenti come idro-priming, halo priming con CaSO4, H2O2-priming, prechilling e scarificazione. Dopo la germinazione le piante sono state fatte crescere in serra per circa due mesi, e in seguito sono state raccolte, pesate ed essiccate in stufa in modo da ottenere il materiale secco per le successive analisi.

A causa della germinabilità nulla e dello sviluppo lento di alcune piante si è deciso di effettuare l’analisi dei metaboliti e la caratterizzazione genetica solo di alcune delle specie oggetto di studio. In particolare, sono state selezionate Blitum bonus-henricus, Echinops sphaeracephalus e Cicerbita alpina in quanto sono cresciute rapidamente ed è stato possibile ottenere prima delle altre specie una quantità adeguata di fitomassa per le successive analisi. Dai test di germinazione è emerso che la germinabilità è molto variabile tra le specie e i pretrattamenti utilizzati hanno permesso di ottenere un tasso di germinazione superiore al 50% nella maggioranza delle specie. Nei test di germinazione effettuati su Pastinca sativa, Phyteuma ovatum e Tragopogon pratensis nessun seme è germinato. Le cause della germinabilità nulla di queste specie potrebbero essere: 1) la sterilizzazione dei semi, che potrebbe aver danneggiato l’embrione; 2) le condizioni non ottimali per la germinazione; 3) la presenza di dormienza morfo-fisiologica completa che richiede l’ausilio di altri pretrattamenti rispetto a quelli utilizzati. Confrontando la germinabilità tra le diverse stazioni di raccolta di ogni specie è stata riscontrata una differenza significativa nel tasso di germinazione. La differenza nella percentuale di germinazione tra i semi raccolti in stazioni diverse potrebbe essere dovuta a variabilità genetica e questo consentirebbe di selezionare piante con un maggior tasso di germinazione e di utilizzarle nella coltivazione. 

Blitum bonus-henricus, Echinops sphaeracephalus e Cicerbita alpina hanno un contenuto nullo di proantocianidine, mentre il contenuto di polifenoli è maggiore nelle foglie rispetto alle radici in tutte le specie analizzate. Dall’analisi delle componenti principali (PCA) è risultato che la variabilità del contenuto di composti fenolici tra le piante è correlata alla vallata di raccolta del seme. Questo offre la possibilità di selezionare le piante con un maggiore contenuto di polifenoli e di ottenere una cultivar ricca in sostanze antiossidanti. In tutte le specie, l’acido grasso maggiormente presene in foglia è l’acido linolenico, mentre le radici hanno una percentuale più elevata di acido linoleico e metil palmitato. In questo caso la variabilità nel contenuto di acidi grassi tra le diverse piante dipende dalla specie. Le sequenze ITS e trnL-F, utilizzate come sequenze barcode, sono state amplificate e sequenziate con successo in Echinops spheracephalus, Blitum bonu-henricus e Cicerbita alpina.

Il lavoro di Fabiana Marino è nato dalla collaborazione con l’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Marittime e dal Progetto di ricerca “specie fitoalimurgiche”: individuazione, raccolta, prove di germinazione, coltivazione (in laboratorio)”.