Tesi di laurea di Caterina Piergiovanni, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

La tesi magistrale di Caterina Piergiovanni affronta il tema della vivibilità nelle montagne alpine, partendo dall’esempio di Campolasalza una frazione del comune di Massello in provincia di Torino.

La tesi esplora le dinamiche storiche dello spopolamento montano e le cause legate all’urbanizzazione. Si analizzano i cambiamenti recenti, come il marketing territoriale e la valorizzazione delle risorse alpine, che hanno portato a un rinnovato interesse per questi luoghi. Un punto chiave è la definizione di “montagna”, che evoca un immaginario complesso influenzato dalla storia e dalla cultura. Si esplorano diverse concettualizzazioni dell’ambiente, dal fornire beni e servizi all’interconnessione con le dinamiche umane.

La ricerca si concentra sulla vivibilità, intesa non solo come disponibilità di servizi ma come capacità di proiettare la propria vita nel territorio con una conoscenza approfondita. Si propone una prospettiva di “con-vivibilità” per affrontare gli stereotipi e favorire una vita consapevole e attiva nelle montagne.

L’analisi del caso studio ha previsto una prima fase descrittiva del territorio di Campolasalza e della Val Germanasca da un punto di vista topografico, amministrativo e demografico. Una volta fornito questo quadro si è proceduto ad analizzare la situazione da un punto di vista di accessibilità ai servizi considerati indicatori di centralità-internità secondo la Strategia Nazionale per le Aree Interne, ovvero considerando i tempi di percorrenza in mezzi pubblici e privati per il suo raggiungimento dal primo centro individuato con i medesimi metodi (Pinerolo) e le distanze dei servizi medici ospedalieri.

Nella seconda fase, si sono invece analizzate le caratteristiche più propriamente geomorfologiche e idrologiche del territorio, con l’ausilio di cartografia tecnica e analisi sul campo. Esito di questo studio è stata una carta geomorfologica che segnala una generale stabilità dell’abitato di Campolasalza, nonostante il tratto del torrente Germanasca e la scarpata su cui la borgata si affaccia siano state soggetti a documentati eventi di dissesto.

Nell’ultima fase di indagine si sono elaborate le informazioni raccolte interrogandosi su quale fosse il reale collante che permettesse la sopracitata mutua convivenza e comprensione fra l’insediamento umano e la materialità della montagna. Un punto chiave è l’organizzazione degli abitanti tramite associazioni fondiarie, che rappresentano forme di autogoverno territoriale per la cura dell’ambiente. Si propone di favorire e diffondere questo tipo di gestione come strategia per rafforzare la vivibilità e presentare i territori alle nuove generazioni di abitanti.

La conclusione suggerisce che per vivere appieno in questi luoghi occorre consapevolezza, responsabilità, comprensione attiva del territorio e supporto per l’auto-organizzazione comunitaria. La “con-vivibilità” diventa così un modo per arricchire la vita in montagna e promuovere una relazione armoniosa tra l’uomo e l’ambiente.