Tesi di laurea di Pietro Giraudo, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

Le Aree Protette delle Alpi Marittime sono una zona con un potenziale molto alto in termini di attrattività e di risorse a disposizione. È la principale conclusione della tesi di Pietro Giraudo partita dalla domanda: la creazione di un’area protetta porta a numerosi vincoli e regolamentazioni o può creare opportunità per lo sviluppo territoriale?

Da questo studio si è potuto constatare che i parchi e le aree protette, in qualità di beni di pubblica utilità, hanno subito nel corso del tempo un’importante evoluzione, passando da elementi di pura conservazione del patrimonio naturale tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo, ad elementi ed istituzioni funzionali alle economie locali e agli assetti territoriali. La visione iniziale era infatti quella di protezione integrale e traeva ispirazione dal modello dei parchi nazionali americani che al loro interno escludevano del tutto la presenza di comunità, con la sola possibilità di visitarli. Erano cioè nati “Per il beneficio e il divertimento del popolo” come recita la scritta sul Roosevelt Arch posto all’ingresso del primo parco americano: lo Yellowstone National Park. Successivamente si è passato ad una visione dove la protezione e la salvaguardia della natura si conciliavano con gli interessi delle popolazioni e degli operatori economici locali. L’obiettivo di un parco naturale è visto anche con l’ottica dello sviluppo sostenibile di un territorio ed è inteso come un’impresa all’interno della quale sono presenti beni e relazioni che, grazie alla combinazione di queste risorse, crea e distribuisce valori tra tutti i partecipanti. Nonostante ciò, a distanza di più di quarant’anni dall’istituzione del primo parco naturale in Piemonte, sono ancora molti i residenti nei territori soggetti a tutela che non percepiscono i vantaggi e le potenzialità di vivere ed operare in territori salvaguardati, preferendo focalizzarsi sui vincoli e regolamentazioni necessari per la creazione degli stessi.

Attraverso l’analisi della domanda ricreativa da parte dei turisti si è voluto coinvolgere gli operatori locali per la somministrazione del questionario di valutazione. Tuttavia il contributo da parte degli operatori turistici alla somministrazione del questionario è stato marginale. Ciò è indicativo della tuttora debole identificazione della sinergia tra territorio e Parco, confermato anche da alcuni addetti ai lavori dell’Ente, i quali operano nel Parco da oltre trent’anni. Questa mancata partecipazione allo studio da parte della maggior parte degli operatori turistici dimostra come la raccolta di opinioni e dati sui visitatori non è stata vista come un’opportunità per analizzare meglio le motivazioni che spingono le persone a soggiornare in questi luoghi per individuare strategie comuni di promozione. Uno degli obiettivi del presente studio è stato anche quello di contribuire al superamento di queste perplessità o indifferenza. Le informazioni raccolte, infatti, possono essere utili sia al consiglio di amministrazione e alla direzione dell’Ente di Gestione delle Alpi Marittime per l’analisi dell’indotto economico e dei flussi turistici creati dalle Aree Protette, sia agli operatori per capire le abitudini e le preferenze dei visitatori. Dalla elaborazione delle risposte dei visitatori si sono potute capire le motivazioni che hanno spinto loro a scegliere questa destinazione e le abitudini ricreative. Di conseguenza, questi dati potrebbero fornire alle strutture ricettive delle buone indicazioni per poter adattare o ampliare l’offerta di attività sulla base delle preferenze manifestate.

I risultati ottenuti evidenziano un ruolo positivo dell’Ente. Infatti, il Parco nel corso di questi anni ha creato occasioni di nuova occupazione e speso buona parte del suo bilancio migliorando le infrastrutture della zona e rendendo l’area molto apprezzata dai fruitori. Inoltre, l’Ente ha fatto un grande lavoro di promozione del territorio, permettendo alla zona di essere apprezzata e conosciuta senza che questa valorizzazione comportasse oneri aggiuntivi per gli operatori turistici locali. I risultati di queste politiche si possono riscontrare nell’importante aumento di presenze turistiche avvenuto nel corso degli ultimi anni e anche nell’aumento di strutture ricettive presenti sul territorio che, a loro volta, hanno creato nuovi posti di lavoro.

Nell’ultimo capitolo si è potuto vedere come le risorse naturali a disposizione siano anch’esse di grande valore. In questa estesa superficie, la più grande area protetta del Piemonte, la presenza di risorse naturali è immensa e di conseguenza anche la possibilità offerta per la fruizione delle stesse. Gli studi per analizzarne il valore sono però tuttora rari ed un interessamento verso questo tipo di analisi permetterebbe di avere maggiori informazioni sulle quali riflettere quando si prendono decisioni di carattere ambientale. Per quanto riguarda invece il servizio ecosistemico della ricreazione i risultati del presente elaborato evidenziano che le Aree Protette delle Alpi Marittime possiedono un potenziale ricreativo stimato in diversi milioni di euro. Degli altri servizi forniti dagli estesi boschi presenti nei due parchi e dai fiumi che scorrono nelle valli, seppure abbiano un’importanza cruciale per la sussistenza della zona, non sono ancora stati stimati i valori. In una valutazione più completa del cosiddetto “effetto parco” si dovrebbe tenere conto anche di altri fattori, tra i quali l’andamento demografico confrontandolo con zone simili dal punto di vista territoriale e produttivo, ma senza la presenza di un’area protetta. Questa operazione è stata fatta all’interno del rapporto di Unioncamere del 2014 riguardante l’economia dei Parchi Nazionali, dal quale si evince che mediamente in queste aree, durante il periodo preso in analisi, si stava assistendo ad un ritorno dei giovani che ha rallentato lo spopolamento del territorio, con una presenza di under 30 del 31,2%, superiore alla media nazionale che risultava essere del 29,4%. Inoltre, un altro aspetto interessante da analizzare è quello relativo al numero e al tipo di imprese operanti nei territori delle aree protette, al fine di evidenziare la presenza di eventuali differenze con il tessuto imprenditoriale di territori simili ma non sottoposti a tutela.

Foto: Panorama Delle e Dalle Alpi Marittime verso il Mare | Archivio Apam, N. Villani