Tesi di laurea di Luca Cestaro, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

Nel nostro Paese esiste una certa coincidenza tra l’entroterra marginale montano e le “aree interne” che, distribuite lungo le Alpi e l’Appennino, rappresentano il 60% del territorio italiano.

Marginali, prettamente agricole e a rischio abbandono, già dal 1952, con la Legge 991, questa coincidenza viene appurata nella definizione dei territori montani, dove nei Provvedimenti in favore dei territori montani il legislatore, in assenza di opportuni interventi di programmazione territoriale, trovò il modo “tutto italiano” di estendere le agevolazioni ad altre “categorie a rischio”, le aree danneggiate dalla guerra e i territori accomunati dal rischio di spopolamento, sebbene non prettamente montani. I prodromi della Strategia Nazionale Aree Interne (Snai) – che nel perimetrare le aree interne ha utilizzato il parametro dell’accessibilità possono essere ricercati proprio in questa ambivalenza/coincidenza che, unita alla politica assistenzialistica nazionale, ha “legato” le aree interne-montane al concetto di marginalità. In pressoché tutte le altre nazioni, le “aree interne “non sono aree montane instabili e a rischio idrogeologico, ma il più delle volte, “cratoni” fortemente stabili dal punto di vista geologico, che definiscono tavolati e pianure ad alta produttività agricola e industriale.

La ricerca di Luca Cestaro mira a contribuire alla comprensione dell’attuale stato dell’arte di una politica pensata ed attuata nelle aree interne, mettendo a frutto le competenze sviluppate nel corso degli studi geografici nel biennio magistrale presso il DIST. L’obiettivo è approfondire lo sguardo sul come le politiche di coesione territoriale abbiano impattato sull’odierna progettualità regionale piemontese e se, nello specifico, abbia retto il delicato abito cucito su misura per sposare l’ambito locale – l’Unione dei Comuni della Valle Maira e della Valle Grana – con l’ambito sovralocale – Regione ed Unione Europea – all’interno della cornice. Oltre alle interviste, ha effettuato un’osservazione partecipata, con note di campo a margine degli incontri informativi nelle Valli e a Saluzzo, sede del tirocinio formativo, avvenuti fra ottobre 2021- aprile 2022 e nei vari sopralluoghi effettuati, e un’analisi testuale di rapporti governativi e regionali, documenti relativi alla pianificazione e siti delle due Unioni Montane, Grana e Maira, da cui ha ripreso le mappe, le figure e le tabelle disseminate nei vari capitoli.

La parte di analisi contenuta nel primo capitolo si fonda su un’estesa ricerca bibliografica e si concentra sulla storia del riordino territoriale-amministrativo italiano. Con essa ha provato a rispondere alle prime due domande di ricerca: cosa sono oggi le aree vaste/ex Province in Italia? Esiste davvero un’arena territorialmente ottimale per una politica di sviluppo territoriale? A questo fine sono stati fondamentali i testi visionati nelle varie biblioteche della Città di Torino (Biblioteca Norberto Bobbio, Biblioteca civica Centrale, Biblioteca civica Primo Levi, Biblioteca Club Alpino Italiano) e la nuova serie di “Memorie Geografiche” (consultabili e scaricabili dal sito internet della Società di Studi Geografici).

Il secondo capitolo è frutto di una analisi testuale di vari volumi – contenuti in bibliografia – e di ricerche sul web (fondamentali i focus di Ires e Uncem Piemonte, come anche i documenti ufficiali della Regione Piemonte), necessari a inquadrare i territori interni. Come sono state individuate le odierne aree interne piemontesi nella più vasta cornice europea? Come queste si inseriscono nel più ampio contesto europeo e nel contesto delle politiche redistributive comunitarie prima e nelle politiche di coesione territoriale poi, che accentuano i compiti e le responsabilità delle amministrazioni regionali, viste come i nuovi motori della governance interistituzionale, nonché dello sviluppo (differenziato).

Il terzo capitolo è un esperimento analitico che vuole unire, in maniera più dinamica, il livello macro al micro, eliminando la distanza fra teoria ‘nazionale’ e pratica locale. Come sono state percepite l’innovatività del metodo e della governance nell’area pilota piemontese raccontando l’innovatività dei processi, le funzioni degli attori e le sensazioni che la Snai ha apportato nel territorio designato. Cosa propone e come agisce sui servizi di cittadinanza? Cosa si può migliorare dato l’esperimento pilota a distanza di quattro anni dalla firma dell’Apq.