Foto in apertura dalla rivista di Comunità Montagna, n’1

A circa 1000 metri di altezza, cullata dai monti che circondano la Val Maira, la Locanda del Silenzio è una struttura alberghiera diffusa, costituita da edifici realizzati nello stile tradizionale del posto. Risalente all’Ottocento, la borgata è stata ristrutturata su progetto del geometra Enrico Colombo nel totale rispetto del luogo e dell’idea costruttiva, così da offrire agli ospiti una permanenza confortevole e accogliente immersa nell’atmosfera locale.

«Era il 1998 – racconta Colombo – quando, per la prima volta, ho visto la Località Camoglieres. Era un luogo magnifico e completamente disabitato, e, passeggiando tra le case in pietra, ho percepito una connessione speciale. Ho pensato a una mia amica, Clara, stanca del suo lavoro, che voleva cambiare vita e aprire una locanda. Poi a un altro mio amico, Nanni, che voleva fare della cucina la sua nuova occupazione. Infine, ho pensato a Gigi, che è l’attuale proprietario. Li ho coinvolti e da quest’incontro fortuito è nata la Locanda del Silenzio». I quattro hanno fatto visita al luogo, hanno elaborato un progetto e investito nella riqualificazione delle strutture. Localizzate in un punto della valle protetto dal vento e ben esposto ai raggi del sole, le case non necessitavano di interventi di peso. Occorreva mettere in sicurezza gli edifici e isolare i tetti. «La località è in un’ottima posizione – prosegue Colombo -: gode di tutto il calore e la luce possibili in estate e in inverno, quando la neve si ferma sulle vette e non arriva a coprire la struttura. È stato, quindi, sufficiente dotare i tetti di 12 centimetri di isolante in fibra di legno e inserire nelle pareti cappotti realizzati con lo stesso materiale. In questo modo, gli edifici trattengono il calore che accumulano durante il giorno e anche nei periodi più freddi l’apporto energetico necessario a far alzare le temperature interne è molto basso». Grazie alle condizioni favorevoli del luogo, inoltre, funziona molto bene la formula dell’albergo diffuso, per cui occorre percorrere un breve distanza per spostarsi da un ambiente all’altro. Sviluppata in tempi non sospetti, quando ancora quest’espressione non era così in voga, disegna una struttura costituita da uno spazio centrale comune, con bar, ristorante e servizi, e da casette indipendenti ma vicine: un rifugio per otto persone e altre dieci camere sparse.

«Stiamo riqualificando un gruppo di case per volta – racconta Colombo -, tutto sulla base dei protocolli di sicurezza e dell’avanzamento delle tecnologie. Le ultime cinque camere che abbiamo sistemato erano vecchi fienili o parti di edifici diversi. Eliminando pareti e solai che non erano in buone condizioni, abbiamo recuperato materia prima che abbiamo reimpiegato in superfici nuove, con l’utilizzo di calce e cocciopesto naturali. Le strutture orizzontali sono in legno di larice cresciuto e trattato nella Valle da una segheria locale».

Circondata da alberi e prati, la Locanda è in funzione per tutto il periodo estivo, quando offre ai suoi ospiti l’utilizzo del solarium ed è il punto di partenza per le escursioni. «Per il futuro stiamo pensando di aprire l’albergo anche nel periodo invernale. L’idea è ancora in fase embrionale, ma per ampliare il periodo di apertura dovremo studiare un sistema di riscaldamento rinnovabile con pannelli solari».

 

Di Giorgia Bollati