È di Sauze d’Oulx lo scultore del ghiaccio che da 15 anni partecipa alla costruzione dell’Icehotel, nella Lapponia svedese.

Legno, pietra, ferro, neve, ghiaccio: la creatività di Maurizio Perron si esprime con questi elementi. Nato a Sauze D’Oulx, in Val di Susa, parla cinque lingue ed è spesso in viaggio per esporre e creare nuove opere, ma è sempre felice di tornare a casa.

Europa, Australia, Usa, Asia … i suoi lavori non conoscono confini e, spiega Perron «raccontano la mia voglia di dare una seconda chance a tronchi che diversamente sarebbero diventati legna da ardere, esplorano temi che mi stanno a cuore: rapporti interpersonali, difficoltà di comunicazione, relazioni che legano uomo e natura». Sono creazioni che mostrano squarci di panorama, diversi, in base al punto di vista dell’osservatore. Sono strutture che legano spazi personali con l’esterno.

«Tutti i materiali mi piacciono, ma lavorare il ghiaccio è una vera emozione: il ghiaccio è un attimo della vita dell’acqua ed è sempre diverso, soprattutto, è destinato a liquefarsi, quindi l’opera è qui, ora, per alcuni, ma non per tutti».

La passione di Maurizio per la scultura ha radici profonde «da bambino ai soldatini preferivo lo scalpello e sognavo di dare vita a pezzi di legno. L’interesse è diventato passione e ne ho fatto il mio mestiere».

Nascere 46 anni fa in un minuscolo comune non gli ha impedito di sviluppare l’estro, inciso nel DNA. Il contatto con la natura, l’amore per la montagna, la vita di un paese che si dilata e si restringe come una molla con l’alternarsi delle stagioni – in inverno il numero di abitanti da mille sale a 35 mila – tutto ha contribuito a stimolare la sua fantasia.

La caparbietà gli ha consentito di diventare uno dei 35 artisti di tutto il mondo chiamati a costruire il rinomato Icehotel a Jukkasjärvi, nella Lapponia svedese. Dal 2007, sfidando centinaia di concorrenti, i suoi progetti sono stati selezionati ed è riuscito a entrare sempre nel team, spesso unico italiano, oltre al direttore creativo, Luca Roncoroni.

Ogni anno il suo incarico è cambiato: Perron qui ha costruito suites, bar, reception, persino la chiesa.

Quest’anno, nella squadra che complessivamente conta 55 persone, il valsusino è stato convocato nel Support Team, insieme a cinque colleghi e colleghe provenienti da altrettanti Paesi: Norvegia, Svezia, Lituania, Germania e Olanda. Di cosa si tratta? «Ogni anno arrivano almeno 200 proposte di progetto, la giuria ne seleziona dieci. Di questi, un paio di solito sono ideati da designer e architetti che non hanno esperienza in fatto di lavorazione della neve e del ghiaccio. Per loro entra in gioco il Support Team, una squadra di esperti che deve supervisionarli e supportarli. Al Support Team anche il controllo generale dell’Icehotel prima della sua apertura».

I temerari, e facoltosi, ospiti sborseranno 800 € per dormire nelle stanze gelate, aperte dal pubblico dallo scorso 16 dicembre, «per vivere dentro l’opera d’arte, unica e a tempo determinato, che in primavera inizierà a sciogliersi, fino a scomparire». Da qui l’idea di Maurizio di costruire un altro tipo di arte da vivere: la Art Suite OneRoom, una struttura eco sostenibile, ideata per ospitare una coppia per volta, con la formula del B&B. Con salde fondamenta a Sauze d’Oulx, questa non si scioglierà, ma è progettata per cambiare ambientazione ogni due anni. «E’ la metamorfosi della natura che si riflette dell’arte: qualcosa che resta, ma cambia, come le nostre montagne, i nostri paesaggi, che muta e lascia un segno».

 

di Francesca Corsini