Tesi di laurea di Marianna Peotta, selezionata dal Bando di Uncem per le “Migliori tesi di laurea sulla montagna, in memoria di Amministratori defunti negli ultimi anni”.

Il lavoro di Marianna Peotta presenta i risultati principali di una ricerca-azione svolta nelle Terre Alte, all’interno del contesto di cooperazione transfrontaliera Italia-Francia. Il progetto a cui si fa riferimento prende il nome di “Terres Monviso Incl: Invecchiare Bene”, parte del programma Interreg V-A ALCOTRA 2014-2020, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. I territori si collocano in provincia di Cuneo, in particolare nell’area del Saluzzese e delle Valli Varaita e Po, che circondano il massiccio del Monviso.

L’obiettivo di Terres Monviso Incl: Invecchiare Bene è l’implementazione di una presa in carico condivisa tra il sistema sanitario nazionale, il servizio sociale e il terzo settore, per le persone anziane e/o con fragilità che abitano territori marginali e montani. Si intende dunque promuovere un modello in grado di prevenire l’istituzionalizzazione dei soggetti anziani e/o affetti da patologie croniche e degenerative, favorendo invece la cura territoriale, l’innovazione degli strumenti attraverso la telemedicina e lo sviluppo di comunità come buona pratica finalizzata al consolidamento dei legami comunitari, all’attivazione delle risorse e potenzialità presenti nella popolazione stessa, in un’ottica di promozione della salute. Gli operatori coinvolti nel progetto sono, quindi, educatori professionali, operatori socio sanitari, infermieri di comunità, assistenti sociali, medici di medicina generale, nonché referenti delle Istituzioni e delle Amministrazioni Locali. Il gruppo complessivo si suddivide in due équipe distinte, ma interconnesse, anche grazie a momenti di riunioni organizzative e di discussioni casi.

La ricerca-azione, che si è svolta nell’inverno 21-22, propone una formazione destinata all’équipe composta da educatori professionali e operatori sanitari, che insieme pianificano, organizzano e realizzano momenti di animazione di comunità. L’obiettivo è incrementare la riflessività degli operatori coinvolti per generare un cambiamento significativo nella dinamica relazionale con le diverse professionalità ed aumentare l’efficacia degli interventi messi in atto.

Per raggiungere tale risultato, si è scelto di utilizzare la metodologia degli Incidenti Critici, come buona pratica per aumentare il livello di riflessività personale e professionale, individuale e di gruppo. Tale metodologia viene proposta dallo psicologo americano John C. Flanagan nel 1954, in seguito al suo incarico da parte dell’Air Force americana nella selezione di piloti da inviare nelle missioni. Lo psicologo propone un metodo chesiponecomeanellodicongiunzionetralepratiche riflessive individuali e collettive, dando spazio a momenti riflessività a partire dall’individuazione di un incidente critico, ovvero di un momento vissuto durante la pratica professionale e che viene individuato da ciascun professionista come particolarmente significativo per il proprio e altrui operato, nonché per l’effetto chene èderivatosulosuibeneficiari.

Dopo una prima fase di storytelling individuale e la successiva definizione condivisa dell’incidente, la tecnica propone di avviare momenti di confronto che, attraverso la dialogicità e la riflessività, conducano gli operatori alla ricerca di soluzioni condivise da attuare nella pratica operativa, passando per una breve analisi delle cause che hanno condotto all’incidente.

All’interno della ricerca-azione presentata, la Tecnica degli Incidenti Critici si è mostrata particolarmente efficace in quanto ha generato alcuni significativi momenti di dialogo e confronto tra gli operatori dell’équipe di animazione di comunità, che hanno così avuto l’occasione di vivere degli “stop and go” professionali, ovvero degli attimi in cui essere legittimati a fermarsi e a distaccarsi dalla frenesia quotidiana e dalle aspettative alle quali erano soggetti. Inoltre, gli insegnamenti tratti dalla formazione e le strategie operative definite dall’équipe durante la ricerca-azione sono state condivise con il gruppo complessivo di operatori e soggetti istituzionali coinvolti, generando un maggior benessere all’interno del clima di lavoro, incrementando così l’efficacia del progetto stesso.