P come Placemaker. Dal politico-pedagogista, all’imprenditore-artista, dall’informatico-ambientalista all’architetto-giardiniere: gli innovatori dirompenti per pensare la nuova città.

Artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una grande città. Architetti che individuano soluzioni innovative osservando piante e animali. Designer che lavorano sui comportamenti e la psicologia delle persone. Ciascuno di loro è capace di incursioni al di fuori del proprio campo, senza perdere di vista l’obiettivo iniziale. Un pugno di innovatori urbani sta operando nelle città, ripensando la relazione tra città e natura, tra spazi pieni e vuoti, sui servizi, le reti, la mobilità. Sono professionisti ibridi, capaci di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città. Sono mossi da una curiosità libera e creativa e per questo trovano le soluzioni più adatte. Osano pensare di poter fare qualcosa che non è mai stato fatto prima e soprattutto lo fanno. Elena Granata li ha chiamati «placemaker» perché la loro attitudine è saper trasmutare una buona idea in un progetto vivo che trasforma un luogo.

 

 

Elena Granata

Professoressa di urbanistica al Politecnico di Milano, vicepresidente della Scuola Economia Civile. Delle città Elena Granata analizza la dimensione sociale, antropica e mediale che precede e accompagna il progetto delle forme fisiche; si interessa quindi alla vita delle persone e ai comportamenti umani prima della definizione degli spazi. Si occupa di paesaggio e ambiente, di politiche di riqualificazione urbana, politiche abitative e d’integrazione sociale, di relazioni tra imprese e territorio. Perché ritiene che i luoghi concreti del vivere e i territori siano la determinante fondamentale di ogni storia economica e sociale, con la loro biodiversità, le loro ricchezze, le loro vocazioni originarie.