Conquistare l’inutile è l’apparente dichiarazione di un fallimento. Che in realtà nasconde il gesto nobile di un agire gratuito, lontano dalle logiche quotidiane. Solo grazie a quell’inutile si può mettere a rischio la vita, si possono affrontare fatiche immani. Si può arrivare al limite, per toccare una cima.

Pubblicato dall’editore parigino Gallimard nel 1961, Les conquérants de l’inutile riceve l’immediato favore di un pubblico vastissimo, non solo per la fama internazionale del suo autore – il più grande alpinista francese del momento – ma per la qualità letteraria rivelata in pagine inaspettatamente sofferte, sincere e originali.

Negli anni Cinquanta, Terray è una stella delle alte quote, quando iniziano a essere viste con occhi nuovi, entusiastici, e i volti degli scalatori appaiono sulle copertine dei settimanali di grande tiratura. Un clima culturale che esce vivido dalle pagine di questa autobiografia “antieroica”, grande classico della letteratura di montagna dal titolo provocatorio e allo stesso tempo elegiaco.

Lionel Terray

Noto come uno dei migliori scalatori e guide di Chamonix, ha partecipato alle più importanti spedizioni extraeuropee e ha compiuto per primo diverse ascese, tra cui la prima ascesa del Makalu con Jean Couzy nel 15 maggio 1955 e la prima ascesa del Fitz Roy nelle Ande, con Guido Magnone nel 1952, durante la quale perse la vita l’alpinista francese Jacques Poincenot.

Le sue conferenze sono affollatissime. I film che lo vedono protagonista – sia documentari sia a soggetto – vincono le prime edizioni del Festival di Trento.

Muore in un incidente alpinistico nel Vercors sulla via chiamata fissure en Arc de Cercle nel settembre 1965. La sua tomba si trova nel cimitero di Chamonix