Le istituzioni chiamate a tutelare ecosistemi di particolare pregio hanno il compito di mettere a punto forme di coesistenza degli esseri umani in un ambiente naturale ricco di biodiversità, con regolamenti, normative e ordinanze che possono limitare le attività umane ricreative, residenziali e produttive.

Ne parlaimo con Luca Maurino, funzionario tecnico dell’Area Conservazione e Biodiversità dei Parchi Alpi Cozie, e Giuseppe Roux Poignant, guardiaparco e responsabile della vigilanza nel Gran Bosco di Salbertrand.

I versanti innevati sono una meta molto apprezzata dagli appassionati di escursionismo invernale e scialpinismo che salgono in quota per vivere il carattere più selvaggio dei territori montani. Quali problemi possono causare?

«L’inverno è la stagione più complicata per molte specie che vivono in montagna e le attività ricreative dell’uomo rappresentano per loro un disturbo, talvolta una minaccia. Le principali difficoltà della fauna sono legate alla scarsità di cibo e al grande dispendio energetico necessario per conservare la temperatura corporea. Una sorta di circolo vizioso che li costringe a consumare gran parte della massa grassa accumulata in estate soltanto per sopravvivere alle intemperie climatiche. L’escursionista o sciatore che dovesse costringerli alla fuga, mentre si riposano in un luogo riparato o mentre si alimentano con le poche risorse disponibili, sostanzialmente rischia di condannarli a morte perché l’energia impiegata a scappare potrebbe non essere integrata dal nutrimento, provocando malattie e un generale deperimento».

Di quali animali stiamo parlando?

«Principalmente degli ungulati che vivono nei parchi: camosci, stambecchi, cervi, caprioli e mufloni. Ma ancora di più per la tipica fauna alpina: gallo forcello, pernice, coturnice e lepre variabile il cui stato di conservazione è particolarmente precario.  Soprattutto la pernice bianca e il gallo forcello, anche detto fagiano di monte, soffrono la competizione con il turismo invernale perché hanno la caratteristica di proteggersi sotto la neve costruendo igloo dove si difendono dal vento e dal freddo. Sciatori e ciaspolatori rischiano, oltre a metterli in fuga, di distruggere questi igloo privando i galliformi alpini del loro riparo. Le indicazioni sono di prestare molta attenzione nelle aree al confine tra bosco e prateria, soprattutto in presenza di vegetazione bassa come il rododendro, dove amano rintanarsi i forcelli. Per quanto riguarda le pernici, il loro habitat si pone a quote più elevate, tra i 2000 e i 3000 metri sul livello del mare, prevalentemente lungo i versanti esposti a nord inframmezzati da affioramenti rocciosi, dove occorre muoversi con particolare delicatezza».

Quali regole per organizzare un’escursione?

«Le escursioni su neve devono essere pianificate considerando l’impatto che le attività sul terreno possono avere sull’ambiente in generale. Tendenzialmente, i percorsi classici e più frequentati presentano minori situazioni di conflitto perché gli animali se ne tengono alla larga. I problemi possono sorgere lungo gli itinerari isolati dove, quando ci si muove in comitiva, è buona norma tenersi tutti su una stessa linea evitando più possibile di allargarsi sui versanti per ridurre la superficie di calpestamento della neve, soprattutto quando è fresca. Capisco che sono indicazioni difficili da rispettare, in particolare per gli scialpinisti che cercano proprio i pendii intonsi, ma è importante ricordarsi sempre che negli ambienti naturali, e nelle aree protette in particolare, noi esseri umani dobbiamo rispettare i delicati equilibri ecologici nell’ottica della coesistenza con tutte le specie che li abitano».

Le Aree protette delle Alpi Cozie prevedono divieti?

«A livello generale non sono previsti divieti alla fruizione invernale in questi territori; esistono tuttavia alcune limitazioni nel Gran Bosco di Salbertrand e in Val Troncea. Tutto l’anno all’interno dei confini del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand l’accesso è consentito solo sulle strade carrozzabili e sui sentieri segnalati, sia che ci si sposti a piedi, con sci e pelli di foca, ciaspole o ramponcini. Nel Parco naturale della Val Troncea invece è istituita un’area definita di maggior pregio, lungo la sinistra idrografica tra il torrente Chisone e la cresta di spartiacque con il vallone del Chisonetto, alle pendici del Monte Banchetta, dove è vietato allontanarsi dall’unico sentiero segnalato. La norma è stata introdotta a difesa di un territorio particolarmente frequentato dagli ungulati, dai galliformi alpini e dai rapaci nidificanti sia d’estate, sia nel periodo dello svernamento. Di conseguenza, in questa zona è sostanzialmente vietata la pratica dello sci fuori pista, dello scialpinismo, dell’arrampicata su ghiaccio e dell’alpinismo in generale».

di Francesca Corsini