Intervista a Ermete Realacci, Presidente Symbola, Fondazione per le qualità italiane

Perché l’Italia e le amministrazioni locali dovrebbero prendersi cura dei piccoli borghi alpini?

I piccoli comuni e quindi anche i borghi alpini non vanno visti come un peso, bensì devono rappresentare una scommessa per l’intero Paese. Storicamente l’Italia è forte quando fa l’Italia, sarebbe miope abbandonare luoghi che hanno un’identità scolpita nel tempo. In quei luoghi risiedono valori importanti e anche se si tratta di piccoli centri, rappresentano un pezzo importante d’Italia, che lo Stato e gli enti locali devono tutelare. La legge sui piccoli comuni ha un cuore, ma ad oggi il suo contenuto è lontanissimo dall’essere effettivamente messo in pratica.

Come valuta l’operato della Regione Piemonte volto alla tutela e alla sopravvivenza dei borghi alpini?

Il Psr (Piano di sviluppo rurale ndr) 2007-2013 ha destinato 40 milioni di euro, provenienti da fondi europei, alle borgate piemontesi e anche nel settennio 2014-2020 l’impegno non è venuto meno. Dodici milioni sono stati stanziati per un bando che si pone come obiettivo la Realizzazione e il miglioramento di opere, strutture e infrastrutture culturali ricreative ad uso pubblico nelle borgate montane. La strada tracciata è giusta: va bene preservare i servizi essenziali, ma solo con nuove infrastrutture e politiche di welfare si mettono le fondamenta per un futuro solido.

Mantenere i servizi essenziali, puntare sul welfare e pensare a una tassazione ad hoc per chi investe in montagna cosa fare per evitare lo spopolamento e incentivare i più giovani a puntare sulla montagna?

Occorre mantenere i servizi essenziali evitando, ad esempio, di chiudere uffici postali e scuole. Altrettanto importante è mettere in sicurezza strade ed edifici, puntando su riqualificazioni a impatto zero, oggi possibili grazie agli incentivi fiscali. E ancora, assicurare agli abitanti una connessione internet e trasformare immobili in disuso in centri multifunzionali. Riguardo alle case abbandonate, in molti casi rintracciare i proprietari è impossibile. Servirebbe quindi una norma che lasci la possibilità al Comune, magari a fronte di un avviso pubblico, di mettere mano a queste situazioni.

Dove occorre ancora intervenire per salvaguardare i borghi e renderli più attraenti?

Sono convinto che sia in atto un importante cambiamento nella testa di molti giovani, disposti a lasciare i grandi centri per spostarsi in montagna, dove magari avviare un loro progetto. Conosco, ad esempio, un ragazzo che faceva il panettiere a Carmagnola, alle porte di Torino, e ha deciso di spostarsi a Ostana. Una scelta coraggiosa. Penso però che oltre ad “accompagnare” questa tendenza, le istituzioni dovrebbero favorire l’accesso al microcredito, in modo tale che i ragazzi possano avviare le loro attività imprenditoriali così da favorire l’economia di quei luoghi.

È possibile pensare a una tassazione agevolata per i titolari di attività imprenditoriali con sede nei borghi alpini?

Ne sono assolutamente convinto. Chi decide di investire in questi luoghi, dove spesso le condizioni economiche sono complesse, andrebbe aiutato dal punto di vista fiscale. Non dimentichiamo che mantenere in vita le comunità montane, anche le più piccole, serve a preservare molte produzioni di eccellenza che altrimenti rischierebbero di scomparire. Capisco che si tratta soprattutto di una battaglia culturale, ma serve davvero pensare in modo diverso il futuro di queste realtà.

di Marco Panzarella