Intervista a Romano Benini, docente universitario, esperto Struttura Commissariale 2016

Romano Benini è il coordinatore delle attività di rilancio economico e sociale PNC (Piano Nazionale Complementare) sismi. A lui abbiamo chiesto un bilancio sul successo dei bandi nei due crateri sismici dell’Appennino centrale.

Si aspettava il successo dei bandi del PNC che c’è stato?

Per quanto riguarda i bandi di sostegno agli investimenti delle imprese questi bandi sono stati costruiti in modo tale da venire incontro alle esigenze del territorio e tengono conto delle caratteristiche delle aziende nei diversi settori economici prevalenti. Inoltre siamo riusciti ad ottenere dalla Commissione Europea il massimo regime di aiuto possibile, che durerà per tutto il 2023. Per questi motivi, insieme ad una attività di informazione ed affiancamento che è stata attivata anche con la collaborazione di UNCEM, abbiamo creato condizioni valide ed interessanti per le imprese. Certo che, soprattutto per quanto riguarda gli interventi a sostegno delle imprese manifatturiere e del turismo, i bandi hanno avuto un successo notevole, a dimostrazione anche della volontà delle aziende del territorio di investire e di reagire alla crisi, credendo nel territorio ed anche nelle istituzioni.

Segnalo anche il buon risultato dei due bandi che riguardano gli enti locali e che promuovono indirettamente servizi ed interventi utili per le imprese, ossia il bando per il partenariato pubblico privato e quello che riguarda le comunità energetiche. Anche in questo caso il successo è stato davvero notevole e dovremo in queste settimane procedere alla definizione di elenchi che non potranno dare risposta a tutte le domande e progetti presentati dagli enti locali. Sarebbe opportuno che queste risorse possano essere integrate, così da andare a scorrimento degli elenchi delle domande ammesse e per ora non finanziate.

 

Cosa ci dice il modello di intervento dei bandi del PNC? Quali le peculiarità?

R I bandi del programma PNC nascono da un lavoro condiviso con le Regioni, ma anche con i Comuni ed Uncem, di lettura delle dinamiche territoriali e della domanda delle imprese. E’ stato approvato un programma di rilancio economico e sociale ed è stato svolto un lavoro che ha coinvolto anche le organizzazioni di impresa per andare a definire interventi particolarmente costruiti per venire incontro al territorio e per coglierne le potenzialità. Alcuni bandi, per esempio quelli che riguardano l’economia circolare, le filiere agroalimentari e l’economia sociale, sono stati impostati cercando di portare la logica del PNC vicina a settori particolari, spesso estranei alle forme ordinarie di sostegno agli investimenti. Questi bandi più sperimentali hanno avuto un minore impatto, mentre gli altri che riguardano il manifatturiero, il turismo e la cultura hanno avuto un esito più significativo, ma in ogni caso il nostro modello di intervento ha cercato di definire, nella logica del piano “complementare”, iniziative vicine e coerenti con le linee della programmazione regionale. Siamo riusciti a collegare le misure per la ricostruzione ad interventi conseguenti che riguardano la rigenerazione urbana, le infrastrutture per lo sviluppo, il sostegno agli investimenti delle imprese e la promozione dei centri di ricerca per l’alta formazione. Questa connessione porta l’Appennino centrale al centro di una strategia di investimento pubblico, che tiene conto anche delle aree interne e montane e delle loro caratteristiche. Per questo pensiamo sia un intervento esemplare per una nazione che deve restituire centralità alle aree interne e montane e creare le condizioni per uno sviluppo di questi territori. La reazione positiva del territorio ci fa pensare che sia possibile ancora generare energie e valore aggiunto da questi territori così belli, ma anche operosi.

 

Cosa devono fare i Comuni e gli Enti locali per accelerare la ricostruzione?

In questi mesi i Comuni e gli Enti locali si sono rafforzati per poter rispondere tecnicamente alle diverse sollecitazioni che sono arrivate per avviare i cantieri della ricostruzione, anche attraverso il rapporto con gli uffici territoriali delle Usr. Questo processo di rafforzamento delle strutture tecniche va portato avanti per poter cogliere questi strumenti ed opportunità e per poter accelerare e completare il processo di ricostruzione in corso e per realizzare nei tempi richiesti i progetti per la rigenerazione urbana e l’infrastrutturazione per lo sviluppo. Sarà importante anche poter sostenere nei Comuni più piccoli le diverse forme aggregative e promuovere iniziative di messa in rete dei servizi e delle infrastrutture e di coprogettazione pubblico-privata.

 

Cosa serve ai territori affinché possano riprendere efficacemente le attività economiche come prima dei due terremoti?

Siamo senza dubbio ancora in una fase di crisi dovuta alla post pandemia ed alle ripercussioni della crisi Ucraina, che si lega al fatto che le trasformazioni del cosiddetto Quarto Capitalismo sembrano per ora non coinvolgere completamente le diverse aree del paese ed escludere quelle più interne ed in difficoltà. Si deve reagire con una strategia complessiva che prevede, a mio parere i seguenti elementi:

  • una governance multilivello che coordini le misure nazionali con la programmazione regionale per lo sviluppo, che è fondamentale e che costituisce la sede principale dei processi di pianificazione
  • un regime di aiuto specifico, che tenga conto dei diversi livelli di difficoltà del territorio e che colleghi le zone di vantaggio fiscale e che godono di maggiori percentuali di aiuto ad una strategia di marketing territoriale e promozione di attrazione di investimenti
  • collegare in modo diretto gli investimenti per il digitale, la banda larga, i trasporti e le infrastrutture alle misure per il rilancio economico e sociale.

Servono quindi azioni di sistema, come abbiamo provato a fare con i bandi del PNC e che colleghino questa azione costruita tra il governo e le quattro regioni dell’Appennino centrale con la nuova fase della programmazione regionale per lo sviluppo in corso di attivazione. I prossimi mesi possono essere molto importanti per ricreare le condizioni per un nuovo sviluppo.

 

Alla ricostruzione di questi territori è dedicato un numero speciale di Comunità Montagna

 

di Francesca Corsini