Un futuro per la montagna è possibile se si lavora insieme: Comuni, Enti montani, valli, territori. «Da soli non si va da nessuna parte. Se qualcuno ha questa intenzione se la tolga dalla testa». Concetto chiaro, esposto in termini severi da Roberto Colombero, Presidente di Uncem Piemonte.

Perchè sono importanti le Green Communities in Piemonte?

“Le Gc sono potenzialmente, e noi auspichiamo concretamente, dei nuovi percorsi di sviluppo territoriale. Sono percorsi di comunità vive nei quali la montagna gioca una partita fondamentale della sua storia: stringere un nuovo patto con le aree metropolitane e urbane, mettendo al centro le politiche per l’ambiente quali l’uso sostenibile delle risorse naturali, il pagamento dei servizi ecosistemici, nuova agricoltura, nuovi servizi (innovazione per start up e turismo). È un percorso nel quale si cresce insieme, come comunità e come territorio. Si cammina coesi in modo che nessuno venga lasciato indietro, in un’ottica di azzeramento, o quantomeno riduzione delle disuguaglianze territoriali – che poi si traducono inevitabilmente in diseguaglianze sociali ed economiche. Per questo le Gc non sono solo importanti, ma fondamentali”.

Cosa devono fare i comuni e le unioni montane?

“Il tema è proprio questo. Le GM non sono per singoli comuni. Uniscono i territori. I Comuni da soli non possono e non devono fare nulla. La dimensione è quella comunitaria, se non di tutto il territorio almeno a dimensione di valle come hanno evidenziato anche i progetti che sono stati presentati per il bando del Pnrr. Il bando delle Gc serve proprio a questo: a far comprendere che da soli non si va da nessuna parte. Purtroppo – aggiungo – è l’unico bando che agevola questo tipo di approccio metodologico. A partire dal bando Borghi in giù abbiamo visto solo un insulto alla coesione territoriale. È costruire processi fra comunità, fra Enti locali, con tutti i soggetti legati a quel territorio. Ovviamente declinati secondo il green e il concetto di sostenibilità ambientale. Come Uncem vogliamo un territorio smart: bisogna puntare all’innovazione in tutto e per tutto”.

Quale crede che sia il futuro dei territori montani?

“Il futuro lo vedo proprio nella declinazione di Green e Smart Communities. Un’occasione che ci mette nelle condizioni di immaginare un futuro possibile. E credo che nella transizione ecologica e digitale i territori rurali e montani abbiano delle chance, forse più di altri territori. C’è la necessità di risorse, ma non sono l’unica cosa di cui c’è bisogno. C’è la necessità di credere in modelli di sviluppo alternativi. C’è bisogno di un salto di paradigma culturale. In montagna la qualità della vita può essere diversa e migliore, ma vanno innovati i servizi – è impensabile vivere senza servizi di cittadinanza di base”.

Cosa si aspetta dalla regione Piemonte per le politiche per la montagna?

“Storicamente con la Regione Piemonte abbiamo un rapporto di collaborazione, come Uncem, molto proficuo. Stiamo costruendo insieme la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile della Montagna Piemontese, un documento politico che sarà poi alla base delle scelte che la Regione dovrà fare. La Regione sta facendo molto a livello di bandi: botteghe dei servizi, bando residenzialità, per esempio. Tuttavia, dovrebbe con più convinzione comprendere e decidere come organizzare le istituzioni della montagna. Mi spiego: in Piemonte abbiamo circa 480 Comuni montani. Rappresentano circa il 51 per cento del territorio e sono divisi in 54 Unioni montane. Sono troppe. Non possiamo permetterci di avere una parcellizzazione così elevata perché non aiuta lo sviluppo territoriale, non aiuta per quello che chiediamo nella strategia Gc. Abbiamo bisogno aggregazioni, di istituzioni forti e stabili e ampie il giusto. Quindi io mi aspetterei, anzi io mi aspetto che la Regione intervenga. La politica deve decidere con norme e leggi che regolamentino questo, per dare più struttura e forza alle aggregazioni dei territori montani”.

Dal bando del Pnrr sono stati finanziati 4 progetti dei 12 presentati…

“La qualità dei progetti piemontesi è stata molto elevata. Sono state presentate tante proposte, rispetto ad altre regioni, e tutti di ottima qualità. Questo dimostra una buona capacità di progettazione e del lavoro che abbiamo fatto come Uncem nel tempo per far comprendere la priorità di alcune questioni rispetto ad altre. Questo è stato fondamentale: hanno messo da parte alcune divisioni, che a volte sono più dettate da rapporti personali fra sindaci e presidenti e non oggettivamente da distinzioni più profonde. Se non ci arriva qualcuno dall’alto spero che lo facciano dal basso. La Regione presto farà un altro bando e speriamo che altre aree possano trovare i finanziamenti. Oggi c’è l’imbarazzo della scelta per gli strumenti finanziari. Ma, ci tengo a sottolinearlo, ogni valle deve costruire una strategia a prescindere dal finanziamento. Avere una strategia vuol dire capire dove si vuole andare e valorizzare al meglio le tante – a volte troppe – risorse che oggi ci sono. Se ci sono delle buone strategie c’è una traiettoria per il futuro. I finanziamenti verranno”.

di Sabrina Zanini