Perché è importante riqualificare i borghi storici?

In generale è importante riqualificare e rigenerare l’ambiente costruito. In Europa oltre il 50% in peso dei rifiuti speciali prodotti vengono dalla filiera edilizia. Secondo dati dell’Onu, il settore delle costruzioni consuma nel mondo più del 40% dell’energia primaria complessiva, il 40% delle materie prime e il 13% dell’acqua potabile. Il 39% delle emissioni di CO2 globali vengono dall’ambiente costruito e in particolare dagli edifici. Edifici che sono spesso vetusti: in Italia oltre il 30% degli asset immobiliari risale a prima degli anni ‘40, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri. Recuperare questo patrimonio architettonico in chiave sostenibile significa dunque, in primo luogo, risparmiare suolo e tagliare le emissioni di carbonio che si avrebbero costruendo da zero. Va poi considerato il valore storico-testimoniale e culturale che i borghi in molti casi rappresentano. Spesso conservano dei veri e propri tesori architettonici e artistici, magari tutelati dal Ministero dei Beni Culturali e dalle sovraintendenze, un patrimonio identitario inestimabile che il mondo ci invidia e che forse è arrivato il momento di valorizzare opportunamente.

Credo fermamente che, rigenerare in chiave sostenibile questi luoghi fragili e portatori di cultura e tradizioni, sia una azione indispensabile per la rinascita delle arre interne e dei territori montani. Questo è stato il senso del progetto Green Community che abbiamo realizzato anni fa con UNCEM e base di alcune parti della recente legge sui piccoli comuni.

Il Green Building Council Italia ha creato un protocollo specifico per la riqualificazione di edifici storici. Quali sono le caratteristiche?

Il protocollo energetico-ambientale, rating system, GBC Historic Building® è stato messo a punto circa cinque anni fa dalla Community afferente a GBC Italia, quando ci siamo resi conto che a livello mondiale non esisteva un protocollo energetico-ambientale che si occupasse anche degli aspetti culturali degli edifici storici, cioè quelli costruiti prima degli anni ‘40. Dedicato al restauro sostenibile, questo nuovo protocollo prende avvio dall’esperienza italiana legata alle certificazioni internazionali della famiglia LEED®, che il GBC Italia ha adattato a livello nazionale ed europeo. Rispetto ai parametri valutati dai classici rating systems – sostenibilità del sito, gestione dell’acqua, consumo energetico, materiali e risorse, salubrità interna, innovazione nella progettazione e priorità regionali – GBC Historic Building® aggiunge un’area tematica, denominata Valenza Storica. Questo significa che vengono premiate tutte le azioni volte a una precisa conoscenza del funzionamento dell’edificio, dal punto di vista chimico, fisico e strutturale. Il principale rischio che di fatto si corre mettendo le mani su una costruzione storica, che resiste da tantissimi anni e ha un suo equilibrio, è infatti quello di danneggiarla e di rovinarne le prestazioni. Viene quindi introdotta la carta di identità dell’edificio, una metodologia che permette di indicare le porzioni dell’asset che hanno reale valore testimoniale al fine di massimizzarne il recupero, oltre a poter adeguatamente identificare il degrado dei materiali, le prestazioni sismiche, l’analisi strutturale, eccetera, dunque ponendo rimedio con adeguate tecniche, sempre garantendo per le azioni di recupero e restauro quanto più possibile il criterio di reversibilità delle opere.

Il protocollo è già stato applicato in diversi casi – abbazie, cascine antiche, un museo a Ferrara, palazzi nobili e castelli, persino una chiesa a Roma – suscitando sempre più interesse in Italia e all’estero. Ora stiamo attivando il processo di internazionalizzazione del protocollo attraverso il partner USGBC, per intenderci il proprietario dei protocolli LEED®, e la rete del World GBC, per portare nel mondo la cultura italiana del restauro sostenibile e le incredibili competenze tecniche progettuali, e realizzative di cui dispone il nostro Paese. In sintesi, il protocollo per il restauro sostenibile nel modo, avrà una guida italiana.

Nel caso dei borghi alpini e rurali non si tratta però di un singolo edificio, ma di sistemi di costruzioni storiche. Quali criteri deve adottare un progetto di restauro sostenibile in questo caso?

Già un edificio di per sé è un sistema complesso, nel caso dei borghi, analogamente, la cosa più importante è poter operare in una logica sistemica su una scala più ampia, legata anche al rispetto del territorio e alle peculiarità delle comunità di riferimento. Esattamente il criterio che applica il protocollo GBC Quartieri®, ispirato al protocollo LEED® for Neighborood. Si tratta in questo caso di tenere conto, oltre che degli aspetti ambientali, anche di ulteriori dinamiche sociali ed economiche, valorizzando azioni che possano rendere viva una comunità, agevolando scelte basate sul mix di funzioni lavorative, residenziali e sociali. Per ora questo sistema è stato applicato solo ad aree di nuova costruzione: declinare questo approccio in un borgo storico sarà una sfida ancora più interessante ed un modello in cui l’Italia ha tutte le carte per primeggiare nel mondo. Il problema del ripopolamento delle nostre aree interne non è infatti solo collegato alla valorizzazione degli asset immobiliari. È il rispetto della vocazione dei territori e delle comunità ad essere fondamentale. Collegare i singoli edifici con un filo conduttore coerente basato sul loro valore storico-testimoniale è necessario per riattivare le comunità e le economie, ma serve sempre ricordare che gli edifici sono fatti per le persone, non il viceversa. In sintesi, parlare di edilizia sostenibile, ancora di più nei casi di edifici o borghi storici, vuol dire parlare di comunità e della scelta di mettere al centro le persone. Anche nel caso di un recupero post-sisma, non basta rimettere in piedi le case, è necessario ricostruire le comunità. In tali casi, una rigenerazione urbana sostenibile ha tutto a che vedere con il ridare fiducia nel futuro, sia dal punto di vista economico che da quello culturale e ambientale. Servono azioni concrete, ne abbiamo le capacità e gli strumenti. Un restauro sostenibile è capace di promuovere le attività locali e di andare contemporaneamente verso la promozione e l’attrattività internazionale, valorizzando la cultura più autentica del nostro Paese.