Intervista a Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica

I territori del centro Italia dei due crateri sismici del 2009 e del 2016 stanno ridefinendo percorsi di crescita e sviluppo, unendo alla ricostruzione degli edifici la rigenerazione economica e sociale. Ne abbiamo parlato con Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica

Che ruolo giocano quei territori nella ripartenza del Paese, dopo sismi e pandemia?

“Un ruolo importante e insieme complesso. Il governo è pienamente consapevole della difficoltà che vivono questi territori, nei quali la sofferenza del tessuto sociale ed economico dovuta al terremoto è stata messa ulteriormente a dura prova dal contesto pandemico e dai riflessi del conflitto in Ucraina. Se per tutta Italia oggi l’obiettivo è la progressiva decarbonizzazione del sistema economico, la sicurezza e l’efficienza energetica, lo sviluppo di fonti alternative a quelle inquinanti, per i comuni di cratere c’è da cogliere una sfida nella sfida: non solo ricostruire, ma farlo puntando sulla sostenibilità, per agganciarsi agli obiettivi nazionali. Un modello socio-economico di ripartenza che attui una vera “transizione” ecologica nel segno della “green economy”, che passa da una serie di strumenti finanziari e, oggi in particolare, dal PNRR, nel quale si prevede ad esempio un fondo complementare dedicato alla ricostruzione delle aree dell’Italia centrale”.

I territori stanno lavorando molto sul fronte energetico. Contrarre i consumi e aumentare la produzione da fonti rinnovabili è anche in quel contesto post sisma indispensabile. Come aumentare la produzione da fonti rinnovabili nei piccoli Comuni e nelle zone montane?

“Nei piccoli comuni italiani risiede anche un’inestimabile ricchezza ambientale. Pensiamo ad esempio ai luoghi di montagna in cui l’evidenza dei cambiamenti climatici si fa pressante e impone nuove misure di adattamento e resilienza, con la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali che promuova il benessere socio-economico delle comunità locali, anche per arrestare e invertire il processo di spopolamento delle aree interne, specie montane. Il cambio di paradigma sta in questo: non vedere ambiente ed energia come alternativi tra loro. Comprendere, piuttosto, che il destino energetico e quello ambientale del Paese sono indissolubilmente legati. E quindi aprire ogni territorio, con il dovuto bilanciamento tra le garanzie ambientali e le tutele paesaggistiche, alle più diverse fonti rinnovabili: dall’eolico al fotovoltaico, dall’idroelettrico alla geotermia. In tutto il PNRR c’è una fortissima spinta allo sviluppo di fonti alternative rispetto a quelle più tradizionali ed inquinanti: la filiera dell’idrogeno, il biometano, le Comunità Energetiche. Una scelta chiara, che il governo conta di accompagnare con nuovi strumenti anche di semplificazione amministrativa. Nei 10 gigawatt di nuove installazioni rinnovabili che vogliamo mettere a sistema per i prossimi anni serve il contributo di tanti, piccoli, innovativi progetti costruiti sul territorio”.

Sulle comunità energetiche, nelle aree dei due crateri sismici, si sta lavorando moltissimo come altrove. Quanto sono utili le Comunità Energetiche Rinnovabili nei contesti rurali e nelle piccole comunità?

“L’esperienza delle Comunità Energetiche può essere un grande veicolo di crescita e di futuro per le aree di cratere, come per tutta Italia. Oggi sono due i canali attraverso i quali chi vorrà associarsi in comunità energetiche potrà ottenere finanziamenti e vantaggi economici considerevoli, oltre a contribuire fattivamente agli obiettivi ambientali del Paese. Il PNRR promuove le CER con 2,2 miliardi di euro e si rivolge proprio ai comuni sotto i cinquemila abitanti: il governo si è battuto perché quei soldi venissero concessi non come prestito a tasso zero, come inizialmente si era stabilito, ma a fondo perduto, tagliando così tante complessità burocratiche e rendendo davvero invitante questo strumento. L’altro canale è invece nazionale, con un incentivo per l’autoconsumo di energia condivisa che non ha il limite dei comuni con popolazione sotto i cinquemila abitanti, ma può essere utilizzato in ogni comune. Sono recentemente stato a L’Aquila, dove sono in programma sei impianti di rinnovabili al servizio di quattro CER. Un bel segnale di una ripartenza vera, nel solco della sostenibilità e della voglia di vivere la comunità”.

Ridurre i consumi energetici negli edifici pubblici e privati è un’urgenza. Cosa ne pensa?

“L’efficienza energetica è un obiettivo nazionale e comunitario molto chiaro, sul cui raggiungimento è impegnato il governo. Un’urgenza ben colta dal PNRR, che dedica a questa azione quindici miliardi di euro: di questi, la stragrande maggioranza, quasi quattordici, vanno all’efficientamento energetico e sismico dell’edilizia residenziale e pubblica, senza dimenticare gli edifici delle Pa destinatari di oltre un miliardo, cui si aggiungono i duecento milioni dedicati ai sistemi di teleriscaldamento. In Europa, l’Italia sta contribuendo a definire una direttiva che raggiunga gli obiettivi ambientali di efficienza degli edifici, con la necessaria attenzione alle esigenze e alle peculiarità del nostro settore immobiliare, che vuol dire anche tutelare le famiglie e le imprese italiane”.

 

Alla ricostruzione post sismica del centro Italia è dedicato un numero speciale di Comunità Montagna

 

di Francesca Corsini