L’utilizzo delle biomasse legnose per produrre energia è un argomento dibattuto da anni: secondo gli esperti, attraverso una corretta gestione dei boschi e garantendo una filiera del legno tracciata dall’inizio alla fine, è possibile scongiurare il rischio deforestamento. Le moderne tecnologie applicate sui filtri, inoltre, rendono le centrali a biomassa di ultima generazione poco inquinanti, soprattutto se paragonate a quelle alimentate con combustibili fossili.

Interviste

Marino Berton, direttore generale di Aiel

Aiel è l‘Associazione italiana energie agroforestali che riunisce le imprese che operano lungo la filiera legno-energia.

Boschi e foreste in Italia continuano a crescere, è una buona notizia?

Purtroppo non lo è. Dal dopoguerra ad oggi i nostri boschi sono raddoppiati arrivando a occupare dieci milioni di ettari. Una crescita che è diretta conseguenza dello spopolamento della montagna e dei pascoli, la gente è andata via e il bosco è avanzato senza alcun controllo. Il problema è che preleviamo il 25% di ciò che cresce, quando potremmo approvvigionarci senza alcun problema, basta tagliare seguendo le regole e una strategia. D’altronde, se voglio avere vino buono, è necessario potare la pianta.

C’è però chi sostiene che il taglio degli alberi porterebbe a un graduale deforestamento.

Questo potrebbe accadere se si tagliasse senza raziocinio, ma per fortuna esistono delle leggi. In Italia, ad esempio, il taglio a raso è vietato e chi non rispetta le norme va in galera. In Italia, così come in Europa, esiste una direttiva che garantisce la tracciabilità del legno, da momento in cui viene tagliato fino alla sua ultima utilizzazione. Chi si oppone al taglio ha in mente un bosco monumento che in Italia non ha ragione d’esistere, qui non siamo in Amazzonia, serve un controllo costante e intervenire affinché la situazione non sfugga di mano.

Il legno può alimentare le centrali a biomassa, è una tecnologia matura?

La biomassa legnosa sostituisce il combustibile fossile, con indubbi vantaggi in termini ambientali. In montagna, ma non solo, il teleriscaldamento è una soluzione ottimale, basti pensare che si perde solo un grado per chilometro. Oggi abbiamo impianti efficaci ed efficienti, che utilizzando degli elettrofiltri di ultima generazione abbattono le emissioni, garantendo risultati che solo qualche anno fa erano inimmaginabili. Lo stesso discorso vale per le stufe a pellet, che hanno ottime performance in termini di rendimento, con emissioni molto basse.

 

Pier Luigi Mottinelli

Ex presidente della Provincia di Brescia e attuale coordinatore del Partito democratico in Val Camonica e consigliere nazionale dell’Uncem.

È corretto dire che utilizzare il bosco significa bisogna prendersene cura?

Assolutamente si, un bosco abbandonato a sè stesso non giova a nessuno. Al contrario, seguendo i piani di assestamento forestale dei singoli territori, possiamo monitorare costantemente la situazione, osservare la salute delle piante e organizzare il piano dei tagli. Tutto questo senza danneggiare l’ecosistema. Come sempre ci vuole misura, nessuno ha intenzione di deforestare senza controllo, è un’idea superata che comunque con le norme attuali non può verificarsi.

Come funziona la centrale a biomassa A Ponte di Legno, in Val Camonica?

Quello di Ponte di Legno è un impianto molto efficiente, in grado di alimentare 1500 abitazioni. In origine forniva solo energia termica per il teleriscaldamento, da qualche anno produce anche energia elettrica. La maggior parte dei cittadini sono soddisfatti e personalmente ritengo che il bosco stia meglio, la filiera delle biomasse è corta e facilmente tracciabile, caratteristiche che la rendono sicura.

Cosa ne pensa delle centrali a biomassa in montagna?

La realizzazione di centrali a biomasse in territorio montano, oltre a evitare l’utilizzo di altri combustibili più inquinanti, può favorire l’economia di territori che purtroppo, ormai da anni, sono soggetti a spopolamento. Una centrale può creare nuovi posti di lavoro e far girare l’economia. In più occasioni ho detto che la montagna non deve essere abbandonata al suo destino, servono misure e incentivi che portino sviluppo.

 

Di Marco Panzarella