L’abbiamo sempre detto. Informarci e formarci sono, insieme, la grande soluzione per formarci al cambiamento e all’innovazione. Il sistema degli Enti locali è per natura non sempre capace di guardare al futuro. È stato indotto a rimanere ancorato a percorsi tradizionali che di certo dobbiamo sfidare per essere efficienti ed efficaci nei confronti della pubblica amministrazione stessa e delle nostre comunità. Tantopiù questo vale nei piccoli Comuni. Costruire pezzi di futuro.

Uncem ci crede profondamente e anche per questo ha voluto ridare vita alla sua rivista. Comunità Montagna è nata dal Montanaro, da Uncem Notizie, da Pie Monti. Ne segue il percorso trentennale per garantire un’informazione più capillare e incisiva tra i Comuni montani, nelle comunità.

Alcuni anni fa avevamo voluto uscire dalla tradizionale rivista di un Ente, dal classico house organ, per fare numeri di approfondimento tematici. Acqua, green economy, beni comuni. Poi questa rivista – come molte altre – si è evoluta e dematerializzata, on line e continua, con la newsletter che raggiunge decine di migliaia di contatti. Oggi guardiamo avanti. E Comunità Montagna è tornata a essere rivista, vestita di nuovo, con la voglia di approfondire, di scegliere le buone pratiche affinché raccontandole aiutino la politica a trasformarle in politiche, affinché la buona comunicazione sia contagiosa e spinga tutti quanti la stanno tenendo tra le mani a leggerla e a presentarla a quanti come noi hanno a cuore territori, ambiente, montagne, economia verde, comunità smart.

Ripartiamo proprio da qui. Abbiamo realizzato alcuni numeri “tematici”. Che è il contrario di essere generici e noiosi. Uncem ha voluto con la giornalista Maria Chiara Voci e il suo staff di Spazi Inclusi costruire una rivista che racconti dove l’innovazione incontra la sostenibilità. Grazie al progetto europeo Alpi Efficienza Energetica, per Interreg Alcotra, abbiamo modo di viaggiare nei pezzi più belli del territorio alpino dove si è scelto – lo dicevamo poc’anzi – di guardare al futuro. La montagna è il luogo dell’innovazione, e questo lo sappiamo. Conosciamo però poco quanto di importante stiano facendo Enti locali e cittadini per consumare meno energia nei loro edifici, definire standard abitativi nuovi, luoghi dell’abitare che permettano di avere un nuovo rapporto con il territorio. Lo avevamo già rimarcato lavorando – come ormai da quasi quindici anni – sul tema della rivitalizzazione dei borghi alpini. Ce lo ricordano la Laudato Si, la Cop21, Greta… Senza sostenibilità ambientale non vi è possibilità di benessere. Si cresce non consumando risorse ma ridefinendone l’uso. I territori montani da sempre hanno questa regola. Mettono a disposizione le loro risorse e sono per natura “circolari” nei loro flussi economici e produttivi. Peccato che, con una certa banalizzazione (o uno pseudo-ambientalismo da città), ci sia chi tende a dire che lo sviluppo nelle zone alpine e appenniniche non sia consentito e necessario. Che le montagne siano solo luogo dove andare a sciare, in spa, o a fare qualche trekking.

Abbiamo ampiamente mostrato al Paese, con l’attività istituzionale di Uncem e con un sistema-montagna fatto di Enti compatti e uniti, che i nostri paesi sono luoghi vivi dove rinnovare il patrimonio e i modelli urbanistici impatta sulla capacità di trattenere servizi e famiglie, di ritrovare persone che vogliono vivere e fare impresa in quei luoghi. In due parole, dobbiamo però essere più green e più smart. Le politiche, le scelte, gli investimenti pubblici e privati che Comunità Montagna racconta, sono emblema di un percorso che è fatto di riconoscimento delle attività che le montagne svolgono – si pensi all’acqua o alle foreste, che assorbono Co2 e riducono l’inquinamento – ma anche di investimenti per colmare disuguaglianze, sperequazioni, divari digitali che poi si traducono in istituzionali, politici, economici. La cornice normativa non ci manca: la legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni, il nuovo Codice forestale nazionale del 2018, la legge 221 del 2015 sulla green economy, la legge sui domini collettivi, in Piemonte la nuova importante legge sulla montagna varata nel marzo 2019. E ancora, la Strategia nazionale aree interne, la forza di estenderla da sperimentale in 72 pezzi di Italia “pilota” a Programma nazionale con i nuovi fondi 2021-2027.

Non ci manca una buona attenzione dei media (che deve migliorare quando parla di foreste e degli 11 milioni di ettari di boschi italiani). Mancano alcune chiare politiche delle Regioni, stabili e durature, oltre a un sistema di Enti locali montani che si riorganizza istituzionalmente per rispondere alle sfide smart e green.

Uncem è territorio e la prima parola dell’acronimo è più che mai urgente. Unione è quella che dobbiamo trovare tra Amministratori e tra Enti, a beneficio di quella comunità, la nostra comunità, dove si trova la “terza” via tra Stato e mercato.

Questo siamo noi. Vettore di innovazione e politiche green per le nostre comunità. La competitività non è tra valli alpine o appenniniche, bensì tra pezzi di Europa orientati allo sviluppo. Non è più difficile qui che altrove. Non meno semplice qui che nel Voralberg, nell’Alta Savoia, nel Tirolo. Possiamo copiare bene e imparare. La capacità vulturale è ancora al primo posto nelle priorità. Anche per questo Comunità Montagna vuole provare a informare e a formare. Con il supporto, la coesione, le capacità di visione di tutti, nessuno escluso.

di Marco Bussone, Presidente Uncem, e Lido Riba, Presidente Uncem Piemonte