Siccità da record nella regione del grande fiume

 Laghi e fiumi in forte sofferenza in tutta Italia: un dato sotto gli occhi di tutti, che assume i caratteri della drammaticità calando la questione nei numeri. Siamo appena a marzo, ma sono già tre i corsi d’acqua che hanno raggiunto uno stato di severità idrica “media”, sfiorando i livelli di drammaticità della scorsa estate: il distretto idrografico dell’Appennino settentrionale, quello dell’Appennino centrale e l’asta del Po.

Il fiume più lungo d’Italia, che nasce dalle Alpi del Monviso, si mostra sofferente già a pochi km dalla sorgente. Nella pianura saluzzese, il primo distretto agricolo lambito dal grande fiume, l’alveo è uno triste distesa di pietre. Da lì in poi, ça va sans dire.

Secondo lo studio dell’Organizzazione meteorologica mondiale che ha confrontato i dati di pioggia e neve del 2022 con quelli della media degli ultimi trenta anni, è il Piemonte la zona peggiore d’Europa per siccità negli ultimi 12 mesi. Le nevicate della scorsa settimana hanno restituito panorami dal sapore invernale, ma sufficienti soltanto a placare la sete degli sciatori per qualche weekend.

Il bollettino Arpa Piemonte fa luce sulle percentuali: «Il mese di febbraio 2023 ha registrato precipitazioni molto al di sotto della norma climatica 1991-2020 con un deficit medio sostanzialmente uniforme sulla regione e quantificabile in circa -80%. Le zone alpine occidentali, grazie alle nevicate di fine mese, hanno contenuto il deficit attorno al 40%».

La situazione generale, insomma, rimane da bollino rosso, preludio di un cambiamento di scenario in cui le Alpi sembrano destinate a passare da bacino di riserva a nuove aree bisognose di aiuto. Legambiente ha lanciato un appello al Governo Meloni, rimarcando la necessità di adottare in fretta una strategia nazionale idrica in grado di ridurre da subito i prelievi di acqua ed evitarne gli sprechi, attraverso un piano di interventi strutturati a breve, medio e lungo termine.

Nelle scorse settimane, in provincia di Cuneo, ben 70 Comuni sono stati riforniti con autobotti a causa della riduzione drastica dell’apporto idrico delle storiche fontane di alimentazione degli acquedotti; nell’elenco, saltano all’occhio alcuni comuni montani la cui immagine viene generalmente associata all’abbondanza di acqua come Demonte, Garessio e Pietraporzio. Un’emergenza destinata a toccare le tasche dei cittadini, considerato che i pompaggi fatti in luogo della normale caduta per gravità hanno comportato un aumento pari al 150% degli  oneri per l’adduzione e del 68% per i costi di distribuzione.

L’aumento del fabbisogno di acqua per uso agricolo, a partire dal mese di aprile, andrà sommandosi alla domanda per usi civici e industriali che già da sola basta a mettere in sofferenza il sistema, ponendo l’attenzione sulla difficile partita del bilanciamento d’interessi e fabbisogni tra comparti produttivi e aree geografiche.

E proprio su quest’ultimo punto, un importante traguardo è stato raggiunto negli ultimi giorni, attraverso l’intesa che prevede di destinare alle aree montane il 50% degli incassi dei canoni idrici del Cuneese. La Regione Piemonte rende noto che dei «3,9 milioni di euro destinati nel 2022 al Cuneese, 2 milioni saranno assegnati ai Comuni montani e 1,9 milioni alla Provincia per la manutenzione delle strade, di cui circa 400 mila euro vincolati alle cosiddette strade bianche».

Soddisfazione per il consigliere regionale Bongioanni, autore del procedimento legislativo e delle sue modifiche: «L’obiettivo è aiutare i comuni montani restituendogli una parte di quanto regalano alla pianura, sono quindi soddisfatto dell’intesa perché è fondamentale che le risorse tornino là dove sono prodotte e che venga restituita dignità alla montagna».

 

di Caterina Morello